La didattica

L’esperienza didattica di A.M.Landi – la sua seconda vita artistica, oltre quella di pittore/scenografo – inizia nel 1933, anno nel quale è assistente per il Disegno dal Vero presso l’Istituto Superiore di Architettura di Firenze (poi Facoltà di Architettura).
Dal ’35 al ’38 è docente di «Figura disegnata e dipinta» nella Scuola di Nudo dell’Accademia di Belle Arti.
Dal 1941 al 1949 insegna «Ornato Disegnato» presso il Liceo Artistico di Firenze e, dal ’49 al ’57, Decorazione Pittorica presso l’Istituto d’Arte di Firenze, a Porta Romana, ricoprendo anche l’incarico di Vice-Direttore.
Dopo una breve parentesi alla Cattedra di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, vince il concorso per la direzione del suo amatissimo Istituto d’Arte (1959) dove rimarrà fino al 1973. Nel frattempo la ricerca infaticabile nell’ambito della didattica dell’arte e lo studio appassionato di quanto intorno a lui si muove, in quel campo ed in quelli strettamente connessi, a livello internazionale, la pubblicazione di articoli e la partecipazione ad incontri sul tema dell’Educazione Artistica lo segnalano per la partecipazione alla commissione ministeriale che sancirà l’ingresso dell’educazione artistica nella nuova scuola media. (1963)

E nel 1963 per i tipi dell’editore Mursia viene pubblicato quello che sarà per molti anni la “bibbia” degli insegnanti di educazione artistica in tutta Italia: quell’«Invito all’espressione» che rimane ancora oggi una pietra miliare nella storia della formazione artistica dei ragazzi.
Nel 1965 esce una seconda edizione con il titolo di «Osservare ed esprimere» e, nel ’78/79 un’edizione rinnovata per dar conto delle nuove tendenze dal titolo «Segni, Spazi, Figure».
Tutti questi testi (come d’altra parte il testo per l’Educazione Tecnica, scritto a quattro mani con l’amico Basso) rispecchiano le tesi fondamentali di Landi sulla didattica del “fare arte”.

Concetti come “relatività del bello”, importanza dell’osservazione del reale e sua lettura anche al di là delle apparenze, rispetto della tradizione anche nell’innovazione, grandezza e valore sociale dell'”artigianato”, scoperta del “design” a partire dalle lezioni di Morris fino alla grande scuola italiana da Olivetti a Sottsass, sono riassunti da Landi in maniera semplice e precisa, fatta di suggerimenti e di esempi più che di proposte risolutive. Tutti possono e debbono imparare ad esprimersi con il disegno e la pittura (senza per questo doversi improvvisare “artisti”), che sono linguaggi universali ed universalmente comprensibili. Non manca la parte dedicata ai primi rudimenti di Storia dell’Arte, anche questi rivolti più all’esercizio di osservazione e alla stimolazione della curiosità che non all’acquisizione di vere e proprie basi storiche.

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